Elenco dei Farmaci per la Cura dell’Alopecia

Minoxidil: è forse la molecola più conosciuta con effetti sull’alopecia androgenetica.

La scoperta della sua efficacia è stata casuale in quanto diversi pazienti affetti da ipertensione e trattati con questo farmaco per via orale, manifestavano una certa ricrescita di capelli. Ha dimostrato di essere in grado di arrestare la caduta in un buon numero di casi, e di promuovere, con minor frequenza, anche una certa ricrescita.

Sembra avere una maggiore efficacia sul vertice, mentre sembra essere meno attivo sulla zona fronto-temporale. Come prodotto tricologico si preferisce somministrarlo per via locale sotto forma di lozione, con diverse percentuali di principio attivo (tipicamente dal 2 fino al 5%). Sempre maggiori sono gli specialisti che associano al minoxidil, a volte nella stessa preparazione galenica, altri principi attivi.

E’ un farmaco e come tale ha alcuni effetti collaterali che vanno tenuti presenti.

Non è ancora perfettamente chiaro (dopo 15 anni d’uso!) il meccanismo di azione: senza dubbio NON è l’incremento della circolazione sanguigna locale (altri vasodilatatori assai pi potenti non hanno alcun effetto anti-calvizie), ma probabilmente agisce sulla regolazione dei cicli biologici, aprendo a livello del follicolo i canali del potassio, regolatori di una serie di processi cellulari. Non è stato riscontrato effetto d’inibizione alla formazione del deidrotestosterone.

Super Ossido Dismutasi: composti, detti anche SOD, che sembra abbiano la capacità di prolungare la durata della fase di crescita o anagendei capelli, similmente al minoxidil. Si applica localmente, anche se già da tempo viene usato in integratori, da assumere per via orale, come anti-ossidante. Probabilmente l’efficacia è dovuta al fatto che impedisce che arrivi al follicolo il messaggio biologico di interruzione del ciclo pilifero: pertanto il capello non entra in fase telogen e continua a vivere. Sono già molto avanzati gli studi clinici per dimostrare l’attività della molecola, che non sembra avere effetti sul deidrotestosterone.

Tretinoina o acido transretinoico: viene usato da molti anni nel trattamento di diversi problemi della cute e soprattutto per l’acne. Ha dimostrato di essere un efficace stimolante nella crescita dei capelli soprattutto se associato al minoxidil, migliorandone la penetrazione percutanea. Particolare attenzione va posta alla concentrazione in quanto la tollerabilità non è sempre ottimale; proprio per il noto effetto di peeling chimico può produrre problemi di eccessiva esfoliazione.

Acido azelaico: noto come antiacne ha dimostrato di inibire localmente la trasformazione del testosterone in deidrotestosterone; è da poco considerato come principio anticalvizie, ma sembra che i risultati siano molto incoraggianti. Ben si sposa all’associazione con altri principi attivi.

Finasteride: anche in questo caso si tratta di una molecola nata per altri scopi ed in particolare per la cura dell’ipertrofia della prostata. Individuata piuttosto recentemente come anticalvizie pare possa fornire risultati molto interessanti, perché agisce sulla causa prima della calvizie androgenetica: la formazione di deidrotestosterone . Fino ad ora viene somministrata per via generale (compresse e capsule) anche se si stanno testando somministrazioni locali sotto forma di lozione. Negli Stati Uniti viene indicato come farmaco concesso solo agli uomini: nelle donne vengono ritenuti troppo alti i rischi di malformazione del feto in caso di concepimento. A volte risulta sgradito ai pazienti maschi per la presenza di possibili effetti collaterali (temporanei) nella sfera sessuale (dalla diminuzione della libido, alla riduzione del volume di eiaculato, all’impotenza).

Serenoa Repens: si tratta di una pianta nota anche come Palmetto della Florida. Dalle bacche si ottiene un preparato che ha un’attività antiandrogena perché capace di ridurre la produzione del deidrotestosterone. Agisce per via generale ed il suo effetto è simile a quello della finasteride; pur avendo nel mondo una certa diffusione (minima però in Italia) non esistono ancora studi scientifici sul suo effetto anticalvizie, mentre esistono da tempo in commercio farmaci e integratori a base di serenoa repens per il trattamento e la prevenzione dell’ipertrofia prostatica.

Zinco e vitamina B6: studiando l’effetto dello zinco applicato localmente si è osservato che inibisce la produzione del deidrotestosterone. L’associazione della vitamina B6 potenzia questo effetto anti-DHT (sembra che la vitamina B6 abbia anche da sola effetti antiandrogeni). Viene utilizzato anche per via generale, in associazione con la vitamina B6, per ridurre la circolazione di DHT.

Arginina e cisteina: sono due aminoacidi usati per il trattamento dell’alopecia androgenetica; sembra non abbiano effetti anti-DHT, ma agiscono l’arginina come stimolatore dell’attività di crescita e la cisteina come nutriente necessario alla formazione e sviluppo del capello.

Camellia Sinesis: è un principio naturale noto anche come estratto di The Verde. Ha un effetto provato di antiossidante, efficace contro i radicali liberi, corresponsabili dell’invecchiamento della pelle e degli annessi cutanei tra cui i follicoli capilliferi. Recentemente alcuni hanno osservato anche un effetto antiandrogeno (in particolare inibirebbe la formazione del deidrotestosterone), che comunque non è stato ancora scientificamente dimostrato.

Ketoconazolo: svolge un’attività antiandrogena topica benchÈ il suo utilizzo pi frequente riguardi il trattamento della dermatite seborroica. Non esistono ancora dati sufficienti in ordine al dosaggio ottimale da utilizzare per un effetto anticalvizie.

Ciproterone acetato: uno dei pi efficaci antiandrogeni. Per via generale viene usato solo nel trattamento del fenomeno nelle donne. Non ancora chiaro l’effetto sull’alopecia androgenetica: in alcuni casi è molto efficace, in altri non ha alcun effetto. Viene usato anche in forma locale nella preparazione di lozioni galeniche, insieme ad altri principi.

Progesterone: è un estrogeno con un certo effetto anticalvizie ed è stato uno dei primi farmaci con risultati scientificamente dimostrati; usato anche come antiseborrea sotto forma di lozione, viene spesso associato ad altre sostanze in preparazioni topiche anticalvizie.

Spironolattone: è una sostanza antiandrogena estremamente potente. Negli uomini può essere usato solo localmente per i forti effetti femminilizzanti, nelle donne è comunemente usato anche per via generale.

Le terapie complementari nella cura dell’alopecia androgenetica

Tra le più utilizzate citiamo:

  • la ionoforesi: serve solo per veicolare nella cute sostanze attive utilizzando un campo elettrico creato fra un polo negativo ed uno positivo. La scientificità della terapia è nota, ma può provocare irritazioni del cuoio capelluto;
  • la mesoterapia: come il caso precedente, è solo un modo per veicolare le sostanze curative. Nella mesoterapia si iniettano direttamente i principi attivi nel cuoio capelluto con una siringa (mono-ago o multi-ago), utilizzando tecniche particolari diverse dalla semplice iniezione. La sua validità dipende dal tipo di sostanze utilizzate che, spesso, possono costituire un utile ausilio alla terapia principale;
  • la laserterapia: non influenza la trasformazione locale del testosterone in DHT, ma ha una azione normalizzante e stimolante il microcircolo e le funzioni intra/extracellulari. Inoltre, esplica una potente azione antinfiammatoria: questa, alla luce di recenti studi, potrebbe risultare benefica nell’impedire o ridurre la fibrosi (e il successivo danneggiamento) dei follicoli in casi di alopecia androgenetica, specie se associata ad ipersecrezione sebacea con reazioni infiammatorie.
  • la vacuum-terapia provoca un netto aumento del flusso sanguigno sulla superficie cutanea; ciò non ha effetti sull’alopecia androgenetica, ma potrebbe avere benefici sull’assorbimento dei principi attivi.

Le cure funzionano sempre?

Nemmeno la comunissima aspirina o i migliori antibiotici sono efficaci nel 100% dei casi.

A maggior ragione quando si parla di calvizie androgenetica, dove la manifestazione assume caratteri assai diversi da persona a persona: va detto chiaramente che non esiste un prodotto o un protocollo terapeutico valido per tutti, o comunque migliore in assoluto.

E’ ampiamente dimostrato che nell’alopecia androgenetica l’uso combinato di pi principi attivi offre risultati ben superiori alla semplice somma dei loro benefici. Solo un curante attento ed esperto può, caso per caso, indicare il “cocktail” adatto, variandolo, se necessario anche pi volte, nel corso della terapia.

Studi recenti (1995-1997) su un ampio campione di uomini hanno dimostrato che i risultati delle recenti terapie contro la calvizie androgenetica possono essere definiti soddisfacenti in pi del 90% dei casi (in alcuni casi si è addirittura misurata una ricrescita di venti nuovi capelli per centimetro quadro dopo un anno di cura).

Va tuttavia ricordato che rifarsi semplicemente alle percentuali di successo non è corretto, dato che nei gruppi di studio sono presenti casi con diversi stadi di “gravità” del fenomeno calvizie: basti pensare all’età del paziente o al momento in cui si inizia la cura rispetto ai primi sintomi, solo per fare due esempi.

E’ facile intuire che se isoliamo solo pazienti di 20-25 anni, che iniziano a curarsi ai primi sintomi, la percentuale di “risultato soddisfacente” sarà prossima al 100%, con svariati casi di un’elevata ricrescita di nuovi capelli; al contrario se isoliamo pazienti di 40-45 con calvizie androgenetica non curata da anni i risultati saranno decisamente meno entusiasmanti.

Sinteticamente si può concludere che esiste una relazione inversa fra “vecchiaia della calvizie” e entità dei risultati: un motivo in pi per sottoporsi ad un controllo al primo sospetto.

Inoltre, come per tutte le cure, giocano un ruolo importante la ricettività soggettiva e la compliance del paziente (ovvero la costanza e puntualità nel seguire la terapia).

Come NON SI CURA l’Alopecia Androgenetica

Sarebbe facile rispondere: con tutto quanto non riportato nelle risposte precedenti.

Vediamo analiticamente cosa non serve, o serve a poco, o serve solo se associato ad altro

  • gli shampoo anticaduta: non è mai stato provato che uno shampoo possa avere un effetto anticaduta; uno shampoo di buona qualità è importante come coadiuvante di una cura anticaduta (locale e/o generale), ma da solo non ha alcuna utilità in tal senso;
  • gli integratori vitaminici o proteici o quant’altro: in quanto l’alopecia androgenetica non è causata da carenze nutrizionali. Sono però spesso utili per potenziare la terapia primaria o in presenza di altri tipi di caduta;
  • la lozione o le capsule usate dall’amico: potrebbero non essere adatte perché se l’amico soffriva di una diversa tipologia di caduta si corre il rischio di perdere solo tempo e altri capelli;
  • il prodotto pi pubblicizzato del momento perché non può essere efficace per ogni tipo di alopecia e perciò potrebbe essere inefficace o addirittura dannoso;
  • insistendo per molto tempo con il medesimo prodotto: per il noto fenomeno dell’assuefazione è bene affidarsi ad un curante esperto che lo sappia prevenire, e non intestardirsi solo perché all’inizio aveva dato dei risultati;
  • i prodotti a base di cheratina: non hanno alcun effetto sull’alopecia androgenetica e effetti dubbi sugli altri tipi di caduta;
  • il prodotto a base di erbe perché se è vero che difficilmente fa male è anche vero che nessun prodotto erboristico ha dimostrato scientificamente di essere in grado, da solo, di intervenire nei meccanismi che causano l’alopecia androgenetica; i prodotti naturali possono essere molto utili se inseriti in una cura articolata;
  • massaggiare continuamente il cuoio capelluto è inutile perché non è la circolazione carente la causa dell’alopecia androgenetica: è pur vero che un buon massaggio può migliorare l’assorbimento dei prodotti terapeutici applicati localmente;
  • usare massaggiatori meccanici o elettrici per il motivo detto sopra.

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